Liturgia & Musica

Questo spazio nasce dalla mia esperienza di moderatore della mail circolare "Liturgia&Musica", avviata nel dic. 2005 per conto della “Associazione Italiana Organisti di Chiesa” (di cui fui segretario dal 1998 al 2011) al fine di tener vivo il dibattito intorno alla Liturgia «culmine e fonte della vita cristiana» e al canto sacro che di essa è «parte necessaria ed integrante» unitamente alla musica strumentale, con particolare riferimento alla primaria importanza dell'organo.

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sabato 24 febbraio 2024

Per tornare a cantare tutti assieme il «Pater noster»...



Gentili lettori,

eccovi in calce validi motivi per mettere in pratica Sacrosanctum Concilium 54


«Nelle messe celebrate con partecipazione di popolo si possa concedere una congrua parte alla lingua nazionale [...]. Si abbia cura però che i fedeli sappiano recitare e cantare insieme, anche in lingua latina, le parti dell'ordinario della messa che spettano ad essi. [...]»!


Detto ciò, è ovvio che quella desiderata «cura» dovrebbe essere a carico innanzitutto degli eccellentissimi Ordinarii ...

Conoscete voi forse qualche vescovo che, più o meno regolarmente, pontifica in fatto di liturgia?...

Grazie per la cortese attenzione e cordiali saluti.

Paolo Bottini

Cremona, domenica 18 febbraio 2024, prima di Quaresima

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Intervista di Massimo Franco a monsignor Sergio Pagano (prefetto dell'Archivio Apostolico Vaticano) [*]

CHE ERRORE CAMBIARE LE PAROLE DEL PADRE NOSTRO
Se si tratta di spiegarla e interpretarla, ma non si può modificarla a piacere

- Lei cosa pensa dei cambiamenti di toni - qualcuno dice perfino dottrinali - intervenuti negli ultimi anni, l'aggiornamento delle preghiere come il «Pater noster», questa scelta di rivolgersi ai fratelli e alle sorelle...

«Lei sfonda una porta aperta. Io sono, forse, in buona compagnia o forse in minima compagnia, scarsa o nutrita non lo so, ma del tutto perplesso e contrario, per quel che vale la mia opinione, a questo modo di procedere. Tuttavia, è il pensiero di qualcuno che conosce un poco di storia e che studia, e che pensa e che vede i precedenti. Ad esempio: a me ha fatto un grande dispiacere, mi ha dato un'amarezza che resta, il cambiamento deciso dalla Conferenza episcopale itaLiana del Padre nostro in lingua italiana, che è un'assurdità».

- Che cosa le è dispiaciuto? Il cambiamento della formulazione quando si dice, nella preghiera, «non ci indurre in tentazione»?

«Mi è dispiaciuto il modo in cui è stato cambiato il Padre nostro, e anche i termini del cambiamento deliberato.
Anzitutto il modo. Era fino a ieri saggia norma nella Chiesa, e speriamo che torni a esserlo in futuro, che, quando si trattava di ostacoli o difficoltà che si possono incontrare riguardo al testo della Sacra Scrittura, sia greco-latino, sia anche nelle lingue volgari, e che possono causare sconcerto nei fedeli, che prima di cambiare bisognasse sempre spie-gare. Che il passo del Padre nostro "non ci indurre in tentazione", , così tradotto già nelle prime versioni in lingua italia-na, e tradotto ottimamente dal testo latino, fin dal XVI secolo, creasse qualche difficoltà al senso comune dei fedeli che lo recitavano, è cosa scontata».

- Davvero ritiene che sia scontato? Crede che da tempo ci si ponesse e si ponga un problema di interpretazione di quell'espressione?

«Già il cardinale Roberto Bellarmino nel suo Catechismo del 1597 rilevava che c'erano difficoltà a comprendere quel passo. Ma si guardo bene, e con lui Clemente VIII, dal cambiarlo. Prese a spiegarlo. Cito un passo da una recente riedizione del Catechismo: "Non intendo bene quelle parole, non c indurre m ten-tazione; perciocché pare che voglia dire che Dio suol indurre gli uomini in tenta-zione, e noi lo preghiamo che non lo faccia. Indurre in tentazione o sia tentare al male, o sia far cadere in peccato, è proprio del demonio, e non appartiene in conto veruno a Dio, il quale ha in odio grandemente il peccato". Ma secondo il modo di parlare della Scrittura Santa, quando si parla di Dio, indurre in tentazione non vuol dir altro se non permettere che uno sia tentato o sia vinto dalla tentazione. Più chiaro di così. Spiegato così il testo, non occorreva alcun cambiamento, anche in italiano. Per la Sacra Scrittura la Chiesa ha avuto sempre una venerazione, la definisce Parola di Dio. E se è di Dio, come possiamo noi cambiarla? Studiarla, comprenderla, ma non cambiarla. Chi ha operato questo sventurato cambiamento, almeno tale a mio modo di vedere e con il dovuto rispetto, ha studiato le fonti? Si è reso conto della incoerenza scritturale del cambiamento rispetto al passo dei Vangeli sinottici di Matteo, Marco e Luca? Credo si sia perso il senso genuino del testo latino: "L'oro è saggiato dalla fiamma, per vedere se è puro o no; gli uomini, per vedere se sono probi, se sono buoni, devono essere saggiati dalla tentazione". Ma la tentazione non è voluta da Dio per dannare, osserva Bellarmino, o per mettere in difficoltà. Serve per vedere se tu sai stare in piedi o no su un terreno che è franoso. Ma mi lasci fare un ultima considerazione. Anche ai tempi di Galileo, quando lo scienziato pisano chiamava in causa diversi passi della Sacra Scrittura che apparivano a lui, scienziato e cattolico, ormai opporsi al nuovo sistema copernicano, e tali erano in verità, né papa Urbano VIII, né ancora Bellarmino, né la Santa Sede osarono toccare quei passi che avevano un senso letterale antiscientifico. Cosa si fece? Non cambiare, ma spiegare. Preso atto delle ragioni di Galileo, i teologi e gli esegeti ripensarono la dottrina dell'ispirazione dei libri sacri, pur di non toccare quel testo stabilito e sacro. Erravano gli scriventi, non lo Spirito Santo ispiratore della Scrittura. Siamo proprio certi che questo cambio delle parole del Pater sia un progresso? Io, per mio conto, continuo a dire il Pater in latino, così sorpasso a pie pari quel brutto cambiamento».

- Scusi monsignor Pagano: se la CEI ha deciso questo cambiamento lessicale, c'è da credere che il papa l'abbia avallata, no?

«Penso di sì, penso che sia stata avallata, chissà com'è stata giustificata, motivata. Io non sono nessuno, ovviamente, ma torno a ripetere che esprimo solo il mio parere personalissimo, perché mi è lecito esprimere un parere. E da studioso non posso ammettere una traduzione del genere perché tradisce il senso originale dell'orazione insegnataci da Gesù».


[*] Corriere della Sera, 18 febbraio 2024 https://www.pressreader.com/italy/corriere-della-sera-la-lettura/20240218/281844353558261

 

mercoledì 31 gennaio 2024

Disavventure di un organista liturgico



Egregio M.° Bottini,


lo dico con una certa amarezza: in questo momento non svolgo servizio liturgico in qualità di organista!


Ci sono diverse circostanze che hanno determinato questa situazione. 


La mia "carriera" di organista liturgico è consistita in un peregrinare tra diverse parrocchie seguendo i parroci più o meno interessati a un servizio liturgico basato su sobrietà e decoro (pochi canti di popolo, musica d'organo alla mia portata). 


Gli ultimi anni li ho trascorsi in una piccola parrocchia suonando alla messa delle 7.00 (sic!) con serenità, senza polemiche parrocchiali o "corsi di formazione serali" da parte di "commissioni liturgiche", direttori vanitosi, organisti (sè-dicenti) gelosi e una lista infinita di richieste inutili. Purtroppo sullo scorcio del 2019 è mancato il parroco di questa realtà passando sotto il controllo di una unità pastorale. 


Sono andato avanti a suonare sino alla pandemia, al termine delle prime fasi della quale mi è stato chiesto di riprendere, ma per motivi personali ho dovuto a malincuore declinare. A quel punto sono stato sostituito da altre persone e nessuno mi ha mai chiesto nulla.


Ad oggi si sono accavallati impegni familiari sempre più gravosi, un lavoro molto intenso e sinceramente non ho tanta voglia di stabilire dei contatti con realtà sempre più edulcorate dove l'impressione è sempre che mi facciano suonare per favore... vedremo col tempo. 


Suono ogni tanto quando vado in vacanza in una ridente località marittima, ove antichi legami con il parroco mi permettono di essere sempre il benvenuto.


Mi spiace molto perché ho sostenuto molti restauri, promosso concerti, scritto di organi, senza però nessuna riconoscenza e con poca fortuna per gli organi stessi, sempre messi da parte per cori, elettronici, chitarre, giovani tutti dilettanti allo sbaraglio... al contrario mai per organisti professionisti (che magari mi sarebbe piaciuto stare in chiesa ad ascoltare, da semplice fedele, senza mettere le mani sulla tastiera...).

La ringrazio per aver accolto questo mio amaro sfogo.


Cordiali saluti


Paolo Crescenzio

(ex organista liturgico nella diocesi di Trevi)



mercoledì 22 novembre 2023

Decreto contro l’abuso della musica liturgica leggera introdotta nelle chiese

 



Decreto contro l’abuso della musica liturgica leggera introdotta nelle chiese  

Artemio Romani
per la grazia di Dio e della Santa Sede 
Vescovo titolare della Diocesi di Asolo

In seguito a numerosi amari riscontri che ci sono pervenuti contro il pessimo sistema adottato dai musicisti liturgici, quello cioè di avere ormai da diversi decenni introdotto scandalosamente in chiesa lo stile bizzarro indecente e profano della musica cosiddetta "leggera", che consiste nell’aver raccolto, imparato, imitato e copiato tutte le cantilene, i motivi, le melodie, i modi ed i ritmi della musica eseguita in televisione e in internet, coi quali hanno vergognosamente, grazie al loro "talento", impastate, accozzate e fabbricate con un miscuglio d’incoerenti idee prese qua e là le loro sedicenti composizioni liturgiche, servendosi di motivi buffi e grotteschi, delle modulazioni ed armonie bizzarre feroci ridicole e stravaganti fino a giungere a motivi da dance music.

Considerando che questi stessi sedicenti musicisti hanno portato lo scandalo fino al sacrilegio, coll’avere servilmente improntato non solo i motivi, le cantilene e le melodie della musica leggera tanto nel vocale che nello strumentale, ma che hanno ancora indegnamente adattato, sotto di queste, le parole sacrosante della messa sostituendole alle parole profane. 

Riflettendo infine, sul giudizio emanato da valenti rinomati Maestri che onorano l’arte della musica, che il subiasimato sistema, oltre di profanare il culto divino, condanna con disonore anche la loro abilità, mostrandosi così incapaci di eseguire, come in passato, un repertorio di canti liturgici consono alla santità dei luoghi, facendo riferimento ai principali decreti in materia promulgati, a partire dal Concilio di Trento e fino al Vaticano Secondo, nonché alle indicazioni dei santi Papi Pio X, Giovanni Paolo II nonchè del venerabile Pio XII, con il presente decreto si proibisce che in questa Diocesi si utilizzi nel culto divino qualsivoglia tipo di canto che si avvicini nello stile alla musica cosiddetta "leggera".

Si ordina, perciò, in conseguenza di tutto quanto sopra esposto, che qualsiasi musicista di chiesa, compositore, cantore, suonatore d'organo e di qualunque altro strumento si renderà in tutto, o in parte, colpevole di un tale pessimo scandaloso sistema col cantare, suonare o far cantare e suonare nelle chiese melodie di tal genere, non volendo adattarsi allo stile della musica liturgica, sia nelle proprie composizioni; che ciascuno di questi trasgressori sia condannato per la prima volta a euro 50 di penale, a 100 euro per la seconda, e per la terza volta all'allontanamento definitivo dal servizio.

I Reverendi Parroci, Vicari, nonché qualsiasi sacerdote (sia secolare che regolare) o religioso che sia preposto a reggere chiese, basiliche o santuari non parrocchiali, saranno responsabili della più stretta esecuzione del presente Decreto. 

Dalla Residenza vescovile, il 22 novembre 2023, giorno di santa Cecilia, patrona della musica e dei musicisti

lunedì 30 ottobre 2023

Perché il popolo cristiano non canta più (di S. Ecc. Mons. Pietro Nonis)


 

L'angolo di Pietro Nonis


MUSICA SACRA. Ancora nel Novecento, la Chiesa coltivava con passione. Poi il declino


Perché il popolo cristiano non canta più


La comunità cristiana svolge una sua attività culturale fin dai suoi primordi. Pensiamo all'ultima sera che il Cristo passa fra i suoi, fino al momento in cui la tragica Passione s'impadronirà di lui. «“Io vi dico che da ora non berrò più di questo frutto della vite fino al giorno in cui lo berrò nuovo con voi nel regno del Padre mio”. E dopo aver cantato l'inno, uscirono verso il monte degli Ulivi» [Mt 26, 29-30].


Già la struttura mosaica dà importanza alla formulazione ed esecuzione di inni sacri. «Voglio cantare in onore del Signore / perché ha mirabilmente trionfato, / ha gettato in mare / cavallo e cavaliere» (Es 15, 1). Il primo libro delle Cronache ricorda i nomi di coloro «ai quali Davide affidò la direzione del canto nel tempio, dopo che l'Arca aveva trovato una sistemazione» (1 Cr 6, 16). «Davide, insieme con i capi dell'esercito, separò per il servizio i figli di Asar, Eman e di Idutun, che eseguirono la musica sacra con cetre, arpe e cembali» (1 Cr 25, 1). Le Cronache danno ai cantori i nomi di “profeti” o di “veggenti”.

Nel prezioso corpus delle Lettere di Paolo sono sicuramente contenuti dei tratti destinati al canto liturgico: sono le fasi nascenti di una cultura singolare che col tempo si irrobustisce. Non è fuori luogo ritenere che in quella sede abbia avuto luogo, a partire dai cantici della più antica comunità cristiana, il trapasso dai frutti della musica corale presente nella Bibbia, ai primi germi della musica gregoriana.


L'Architettura cristiana del Medio Evo ha certamente asegnato un posto e un ruolo al canto sacro. A partire dalla fine del Medio Evo esso prenderà in luoghi significativi una funzione insostituibile nella liturgia, che ha precedentemente assunto per ruoli speciali i frammenti più importanti dei testi. Dell'enorme sviluppo assuto dal Quattro-Cinquecento dalla musica sacra e dal canto corale, fa testimonianza il fatto che, col trascorrere del tempo, il popolo s'impadronì delle melodie più parlanti e scorrevoli. Ancora nel Novecento – primi periodi – la Chiesa coltivava con passione la musica nelle comunità importanti o anche minori. 


Poi, lentamente, il decadimento, e la sostituzione di parole e melodie significative, riservate dapprima ai professionisti e quindi passate ai gruppi giovanili che fanno in chiesa musica somigliante a quella estranea, nella quale è difficile cogliere il germe e il tono della preghiera. Fino al silenzio odierno: preannuncio sepolcrale di una decadenza che prelude il silenzio mortuario.


- articolo pubblicato su «La Voce dei Berici» il 2 marzo 2014


mercoledì 6 settembre 2023

Lo spazio dell'organo a canne (e dell'improvvisazione organistica) nel culto odierno della Chiesa cattolica [di p. Pellegrino SANTUCCI]


 
Paolo Bottini all'organo positivo di scuola napoletana settecentesca 
custodito nella basilica di Santa Maria di Campagna in Piacenza

[…] L'organista di chiesa, […] messo alle strette da imprevedibili esigenze di servizio, non può certo limitarsi al ruolo di semplice accompagnatore. Il culto odierno della Chiesa cattolica non è certo stimolo alla fantasia, ma caso mai alla sua compressione. Oggi si parla molto di fantasia e creatività liturgiche e le intenzioni potrebbero essere buone se la realtà non le sconfessasse. Peccato che in quest'ansia creativa l'organo trovi sempre meno spazio e, guarda caso, proprio nel momento in cui i giovani (questi giovani!) lo richiedono sempre più con insistenza.

Quali le prospettive dell'organista-improvvisatore nel nuovo corso liturgico? Siamo onesti e sinceri: volendo sarebbero tante, ma dovendo il più delle volte cozzare contro l'ottusità e la saccenteria di chierichetti in fregola di avventure musicali, «organa silent» (tacciono gli organi) e urlano i beoti tra strepiti di batterie e canti di efebi. È previsto che l'organista possa suonare in libertà prima e dopo la Messa (cioè a chiesa vuota! E sarebbe come fare un'omelia prima e dopo la Messa), poi all'Offertorio, ma sempre con «licenza delli superiori», cioè del pretino che vuole parlare durante «tutta» la Messa. Può suonare, ma con sottofondi, come si fa con la réclame ai dentifrici in TV, durante la recita del Canone. Alla Comunione, finalmente, gli si dà un po' di tempo. Nonostante queste remore, inventate chissà da chi, nelle chiese dove l'assemblea canta o bela, l'organista può prodursi in preludi, interludi, postludi brevi, sul tipo del versetto per introdurre, intercalare o concludere il canto. Non c'è dubbio che questi potrebbero essere momenti opportuni per improvvisare, proprio nello spirito della liturgia di sempre. Il preludio al Corale delle chiese protestanti, ma anche cattoliche, è lo stimolo più efficace per l'Improvvisazione. Quando questo Corale, o Inno, o Canto genericamente inteso prevede più strofe, è quanto mai opportuno che l'irganista lo vivacizzi con interludi. Se poi il tempo lo consente, la conclusione con postludio sarebbe più che pertinente, ma in questi casi occorre una collaborazione fra ministri, ministranti e «ministresse» tutt'altro che facile da raggiungere. Gli appelli al buon senso per ora hanno dato scarsi risultati. C'è solo da sperare che la noia di certi riti, divenuti già ritualismi, sia la medicina più efficace per quegli zeloti che umiliano l'arte in nome di riforme cervellotiche e assurde.

Per fortuna i concerti d'organo sono oggi una consolante realtà, nemmeno ipotizzabile fino a venti anni fa, almeno qui in Italia. Si avverte in questi concerti una più pronunciata coscienza musicale nel pubblico e di pari passo, anche se con fatica, un impegno sempre più positivo di giovani organisti che stanno guadagnando il tempo perduto dai loro predecessori. Ma non bisogna farsi illusioni e non confondere i «revivals» o le mode con la maturità della gente; quindi darsi da fare per restituire all'organo le sue funzioni legittime nel luogo, nel tempo e nel modo che gli furono congeniali, in quel contesto liturgico per il quale sommi musicisti scrisse pagine immortali di struggente commozione. Il «suspendimus organa nostra» degli Israeliti deportati in Babilonia sia solo il ricordo, il triste ricordo, di una stagione di follie che deve passare: sarebbe un insulto atroce alla civiltà, all'arte, alla cultura, oltre che alla millenaria saggezza di quella Chiesa che, col Vaticano II ha rivalutato l'Organo e per di più proprio l'Organo a canne («Organum tubulatum») ma che l'anarchia del post Vaticano II ha già bruciato fra le fiamme di un riformismo fanatico e lunatico in cui la musica è mortificata, soffocata, banalizzata fino al ridicolo.

È già stato scritto da altri più autorevoli di me e per questo lo posso ripetere con tutta tranquillità: «La vecchia liturgia cattolica ha fatto arrabbiare tanta gente, ma non ha mai fatto ridere nessuno» (da: Vittorio Giovanni Rossi, Il morto è tutto contento d'esser morto, periodico «Epoca», 26 Settembre 1971).

Niente di peggio che il ridicolo per squalificare un uomo o una istituzione. Ma io, nonostante tutto, ho fiducia e spero quindi che la sconfitta del dilettantismo orgoglioso e provocatorio sia inesorabile. Non è credibile che l'attuale ubriacatura che mortifica la musica e che ha dato l'ostracismo all'Organo o al Canto Gregoriano (questo veramente ormai sepolto) possa durare oltre. Anche il conformismo ha la sua stagione di stanchezza: già se n'avvertono i sintomi.

Tutto questo per l'organista liturgico, oggi ancora chiamato in causa come improvvisatore: per gli altri, libertà, opportunità, capacità e fantasia non dovrebbero conoscere confini!...


- testo tratto da: Pellegrino SantucciConsonanze e dissonanze, pro manuscripto, Bologna 1993, pp. 265-267

domenica 6 agosto 2023

Non si esageri nell'uso del microfono!

 



A vent'anni dalla morte del sacerdote e musicista cremonese

DANTE CAIFA
(Vescovato, CR, 22 dicembre 1920 - Cremona, 5 agosto 2003)

vi propongo di conoscere la sua musica sacra su https://www.lafeltrinelli.it/cd/artisti/don-dante-caifa (di cui anteprime audio su https://open.spotify.com/artist/7wf9yP6CTxnmIJ4MH7DuPJ) assieme ad alcune testimonianze che si possono leggere cliccando QUI.

Da parte mia ecco un gustoso scritto inedito.

Così don Caifa scriveva di suo pugno accompagnando le ufficiali indicazioni per l'animazione del canto delle assemblee liturgiche promulgato nel 1985 dal vescovo di Cremona Enrico Assi: 

- « Due raccomandazioni (se le volete): 1) Non si esageri nell'uso del microfono da parte di chi guida l'assemblea: quando incombe una voce tonante, non vien voglia di cantare: tanto le altre voci parrebbero inutili; 2) Piuttosto che cantar male, non si canti. (Questa raccomandazione difficilmente sarà recepita; perché chi canta - comunque canti - non ama sentirsi dire e tanto meno pensare di cantar male) ». 

Nemmeno la prima di esse, mi pare, è mai stata recepita: anche le chiese più piccole ormai sono agghindate con impianti d'amplificazione che, di norma, sono regolati a volumi quasi assordanti, complice il naturale più o meno ampio riverbero delle volte di buona parte dei sacri edifici nonché la comune trasandatezza con cui vengono maneggiati gli impianti stessi...


In proposito eccovi quanto scriveva il p. Pellegrino Santucci già nel 1979:

- « Dopo la riforma liturgica di Paolo VI [...] oggi, è chiaro ormai, la Messa non è valida se non c'è almeno un'omelia e un microfono [...], meglio due, anzi tre: uno per il prete, uno per il lettore di sinistra, un terzo per quello di destra; meglio ancora se ce n'è un quarto perl'animatore [...] È risaputo che la virulenza di amplificazioni fastidiose è una turbativa fra le più gravi del sistema nervoso oltreché una sfacciata provocazione all'equilibrio viscerale. Il più delle volte poi gli altoparlanti funzionano male; negli ambienti grandi la dispersione delle onde sonore crea problemi tecnici di difficile soluzione. Come rimediano allora all'inconveniente i moderni vociferatori evangelici? Alzando il volume dell'amplificatore!... Niente di peggio: il rimbombo insopportabile crea automaticamente un clima da balera e c'è l'impressione di una muta di cani che abbaiano di notte. [...] ». [*]


Grazie per la vostra cortese attenzione e cordiali saluti.

Paolo Bottini

Cremona, il 5 agosto 2023

[*] Pellegrino Santucci, E se Cristo tornasse davvero, Edizione Grafopress, Bologna 1979, p. 158
 


venerdì 28 luglio 2023

La sacra liturgia. Fonte e culmine della vita e della missione della Chiesa

 


Nel volume La sacra liturgia. Fonte e culmine della vita e della missione della Chiesa sono riportati gli atti di un convegno che si tenne a Roma dieci anni fa: venti liturgisti di fama internazionale, cardinali, vescovi e altri studiosi, provenienti da tutto il mondo, indagarono sulla centralità della liturgia e sul ruolo che essa riveste nella missione della Chiesa. 

Il libro approfondisce vari temi legati alla liturgia: l’arte liturgica, l’architettura, l’ars celebrandi, la musica; esplora l’importanza del rituale nella psicologia umana, il ruolo dei vecchi riti liturgici nella nuova evangelizzazione, la formazione liturgica, la legge liturgica, il ruolo del vescovo diocesano in materia di liturgia. Dal volume emerge come la Sacra liturgia sia fonte e culmine della vita e della missione della Chiesa e come essa sia una risorsa fondamentale per la formazione del clero, dei religiosi e dei laici.

Per chi ancora crede nella centralità del culto divino nella vita della Chiesa... nonostante il «crollo della liturgia» denunciato ormai nel 1997 dal cardinale Joseph Ratzinger!

Grazie per la cortese attenzione e cordiali saluti.

Paolo Bottini

Cremona, il 28 luglio 2023, Johann Sebastian Bach in memoriam

sabato 8 aprile 2023

O uomo, piangi il tuo grave peccato (O mensch, bewein dein Sünde groß)

 



In questo video, il 31 marzo del 2022, all'organo "F.lli Lingiardi" (1865) di Croce Santo Spirito presso Cremona, eseguivo il preludio al corale «O Mensch, bewein dein Sünde gross» (BWV 622) di Johann Sebastian BACH.

* * *

Traduzione integrale del testo del corale "O Mensch, bewein dein Sünde gross":

O uomo, piangi molto il tuo peccato,
Perciò il seno di Cristo suo padre
pronuncia e venne sulla terra;
Puro e delicato da una vergine
Per noi è nato qui
Voleva essere il mediatore
Ha dato la vita ai morti
E scaccia ogni malattia
Fino a quando non verrà il momento
che sarebbe stato sacrificato per noi,
Porta il nostro pesante fardello del peccato
Lungo sulla croce.!

2. Poi venne la festa dei Giudei
Gesù portò a sé il suo discepolo
Molto presto gli avrebbe detto:
Il figlio dell'uomo sarà tradito
Crocifisso e assassinato
Poi gli ebrei si incontrano.
Una donna venne a casa di Simone
Ha preso un sacco di acqua deliziosa da lei
Versalo sul maestro
Alcuni dei giovani cominciarono presto a brontolare
Gesù non rimproverò affatto la donna
Ciò darebbe fastidio a Judam.

3. Giuda corre dal sommo sacerdote,
Tradisce il Signore e lo vende
Per trenta groschen d'argento.
Quando Gesù venne con i discepoli
E mangiò con loro l'agnello pasquale
La sua morte era già decisa!
Poi scrive il suo testamento,
che lo celebriamo fino alla fine,
considerare il suo sacrificio.
lava i piedi ai discepoli,
Mostra il suo amore in grande
Che seguano l'esempio.

5. Disse: “Dormi nel mio dolore?
Svegliati, l'ora è pronta
mi è stato dato ora
nelle mani dei peccatori. alzarsi,
Chi mi tradisce lo sta aspettando
Che i miei nemici mi prendano!
Mentre sta ancora parlando, guarda, è venuto Giuda
Ha portato con sé una grande folla
Con spiedini e con bastoncini.
Un segno che i traditori diedero:
"Chi bacio, nota:
È lui, dovresti prenderlo!

7. «Non con la spada, ahimè, Pietro, no!
devo bere il calice puro,
che Dio mi ha dato! »
La folla conduce Gesù da Anna,
Poi lo porta a Caifa,
Catturato e legato.
Pietro si fermò nel cortile del prete:
Riconosciuto tre volte da molte persone
Rinnega il Signore!
Caifa chiede a Gesù: "Chi sei?" "
Hanno anche chiamato i testimoni
Per appesantirlo forte.

8. Cristo non risponde loro.
Il sommo sacerdote gli disse:
"Cosa vuoi dire a riguardo?
Ti giuro sul mio dio
Dimmi, sei tu Cristo, suo figlio? "
Risponde senza esitazione:
"Sono io e dico: in questo momento,
Diventi figlio dell'uomo da lontano
vieni a vedere sulle nuvole
E sii alla destra di Dio! "
Caifa si stracciò i vestiti
E disse: "L'hai sentito!"
 
9. «Ha bestemmiato il Signore Dio,
Cosa dovremmo fare dopo? "
Dissero: "Egli morirà!" "
e gli sputò in faccia,
Su di lui hanno picchiato in tribunale
Con urla e risate.
Gli hanno coperto la faccia
Battere a pugni, e basta
Alla domanda: "Chi ha colpito? "
Tutto questo è accaduto la mattina presto
L'alba era vicinissima:
Cristo doveva portarlo!

10. Poi andò a Pilato.
Quando Giuda vide cosa ne era stato di lui
Gli venne addosso un brutto rimorso!
Il denaro che presto diede ai sacerdoti:
"Quanto ho peccato,
Quanto è grande la mia infedeltà! "
Si è impiccato e si è rotto in due.
I sacerdoti si chiedevano:
"Cosa fare con questi soldi?
Compriamo il campo del vasaio,
Al cimitero per i pellegrini qui. "
Questo è ciò che dice la Scrittura.

11. Quando Gesù si presentò davanti a Pilato,
urlavano fuori di testa
Con il seguente addebito:
"Vuole resistere all'imperatore
E si definisce figlio di Dio
Seduce le persone ogni giorno”.
Pilato gli fa molte domande,
Ma il Signore non riporta risposta;
Si chiede questo.
Quindi lo manda da Erode.
Erode non vede l'ora:
Voleva vedere un miracolo!

12. Poiché neppure Gesù diede risposta,
Erode lo disprezza brutalmente,
Rimandalo da Pilato.
Il romano disse ai sacerdoti:
“Anche Erode vide l'uomo
Eppure è rimasto indeciso».
Ogni anno consuetudine al festival,
Si esce di prigione gratis:
Voglio liberare Gesù.
Tutti gridarono a gran voce:
"Colpisci Gesù sullo stelo della croce!
Vogliamo Barrabas! "

13. Così fu fustigato Gesù
Dai soldati ovunque
E vestito di viola.
Dalle spine hanno intrecciato la corona,
su di lui con odio e disprezzo,
Con violenza e senza pietà.
Lo salutano: "Il tuo re, salve!"
E tiralo per la corda dello sciocco
Con insulti e vergogna.
Pilato dice: "Ecco l'uomo!
In lui nessun male posso punire:
Non esiste! "

14. Gridarono a gran voce:
"Crocifiggi, crocifiggi, rompi con lui,
Altrimenti sei nemico di Cesare! "
Quando Pilato udì questa parola,
Se si siede al posto del giudice,
si lavò le mani in pubblico;
Rilasciato l'assassino Barabba
E ha dato Gesù alla croce
Secondo la sua volontà sbagliata.
I suoi vestiti gli hanno tolto
E lo condusse a gran voce;
Portava la croce in silenzio.

15. Così, quando salirono con lui,
Hanno costretto Simon a scappare
E porta dietro di lui la croce.
Molte persone e donne stavano lì
Ma Gesù, che la vide piangere,
Si voltò e disse:
"No, non piangere per me,
Piangete, figlie di Sion, per voi
E sui tuoi figli!
Dirai: "Beati loro
sterile e mai allattata,
Quando verrà il giorno della fine".

16. Così giunsero al Calvario.
C'erano due criminali
Quale ha colpito anche sul legno
A sinistra e a destra,
Come proclamavano le Scritture.
Allora il Signore disse sulla croce:
"Padre, perdonagli questo atto,
Non conosci il misfatto! "
Pilato lo fece scrivere
ebraico, greco e latino:
“Gesù, l'uomo a Nazaret
E il re dei Giudei.

17. Quando Gesù rimase così appeso alla croce,
Se hai preso i tuoi vestiti e il concerto,
per dividerli a lotti.
La madre di Gesù non era lontana
Johannes era al suo fianco;
Gesù disse ai due:
“Questo è tuo figlio, moglie, accettalo;
Questa è tua madre d'ora in poi! "
Johann li prende per sé.
I sommi sacerdoti si burlavano
gli urlò ad alta voce con parole dure : :
"Sei tu quello che viene da Dio? "

18. "Sei il caro figlio di Dio,
Allora scendi dalla croce, aiutati! "
Lo hanno detto anche i ladri.
Ma uno dei due ha chiamato:
"Questo qui è innocente!
Gesù abbi pietà di me
Quando sei nel regno tuo! "
Disse: "Oggi sarai con me
Nel paradiso di Dio! "
L'oscurità venne all'ora sesta.
Alle nove, dal profondo del suo cuore,
Gesù gridò queste parole:

19. "Mio Dio, mio ​​Dio, come me lo permetti!"
L'aceto è la risposta
E gli dà da bere.
Quando Gesù ci ha provato
Disse: "Mio Dio, è finito!"
E lascia che la sua testa si chini.
' O padre, nelle tue mani
ti comando il mio spirito,"
gridò con voce forte.
Le rocce saltavano terribilmente,
Nel tempio, anche il sipario
Strappato in due fino in fondo!

20. La terra cominciò a tremare,
Molte tombe sono state scoperte.
Il capitano e la sua gente
Lingue: "Veramente fu pio,
Figlio di Dio, questo lo dimostra”!
E battere i loro seni.
Quando le gambe dei ladri furono rotte,
Quando Gesù era morto, nulla era rotto per lui:
Gli hanno pugnalato il fianco;
L'acqua ne uscì con il sangue:
Colui che testimonia l'ha visto bene.
La Scrittura lo dice oggi.

21. Dopo di che, quando venne la sera,
Il pio Giuseppe Gesù prese
Dalla croce per seppellirlo.
Venne anche Nicodemo
prese molto aloe e mirra,
Per ungere Gesù.
Non lontano dal Calvario
C'era una tomba scavata nella montagna
In una ripida parete rocciosa.
Deposero il corpo di Gesù
su di essa rotolarono la pietra,
E se ne andò con dolore.

22. Il sabato riposa nel sepolcro.
Poi la mattina presto, il terzo giorno,
Alzati Gesù potente!
Ci apre il suo regno dei cieli
E ci parla, fedele e misericordioso,
Libero e libero dai peccati.
Quindi dovremmo essere felici
che il nostro salvatore, lui solo,
Cristo ha vinto
Per noi il peccato e la sua miseria,
Più inferno e morte:
Il diavolo è legato!

23. Cristo per noi ha sofferto un grande tormento,
Quindi gli siamo grati
vivi secondo la sua volontà.
Perché la sua parola risplende così luminosa per noi,
Cerchiamo di essere nemici del peccato
E lottare per esso ogni giorno;
Mostra amore a tutti;
Come Cristo ha fatto per noi
Con la sua sofferenza, la morte.
O uomo, considera la legge
Come l'ira di Dio batte il peccato:
Proteggiti da esso!


* * *


O Mensch, bewein dein Sünde groß,
Darum Christus seins Vaters Schoß
Äußert und kam auf Erden;
Von einer Jungfrau rein und zart
Für uns er hie geboren ward,
Er wollt der Mittler werden,
Den Toten er das Leben gab
Und legt dabei all Krankheit ab
Bis sich die Zeit herdrange,
Daß er für uns geopfert würd,
Trüg unser Sünden schwere Bürd
Wohl an dem Kreuze lange.!

2. Dann als das Fest der Juden kam 
Jesus sein Jünger zu ihm nahm 
Gar bald thät er ihn'n sagen : 
Des Menschen Sohn verrathen wird 
Ans Kreutz geschlagen und ermördt 
Darauf die Juden tagen. 
In Simons Haus ein Fraue kam 
Viel köstlich's wasser zu ihr nahm 
Thäts übern Herren giessen 
Etlich der Jüngen murrten bald 
JEsus die fraue gar nicht schalt 
Das thät Judam verdriessen. 

3. Judas zum Hohenpriester lauft, 
Den Herrn verrät und ihn verkauft 
Für dreissig Silbergroschen. 
Als Jesus mit den Jüngern kam 
Und ass mit ihn’n das Osterlamm 
War schon sein Tod beschlossen ! 
Dann setzt er ein sein Testament, ,
Dass wir es feiern bis ans End, 
Sein Opfer zu bedenken. 
Den Jüngern waschet er die Füss’, 
Er zeiget seine Liebe gross, 
Dass sie dem Beispiel folgen. 

5. Er sprach : „Schlaft ihr in meinem Leid ? 
Wacht auf, die Stunde ist bereit, 
Ich werde nun gegeben 
In Hand der Sünder. Stehet auf, 
Der mich verrät, der wartet drauf, 
Dass mich mein’ Feinde fangen ! 
Als er noch red’t, sieh, Judas kam, 
Ein’ grosse Schar er mit sich nahm 
Mit Spiessen und mit Stangen. 
Ein Zeichen der Verräter gab : 
„Welchen ich küsse, merket ab: 
Der ist’s, den sollt ihr fangen !
 
7. « Nicht mit dem Schwert, ach, Petrus, nein! 
Ich muss den Kelch austrinken rein, 
Den mir Gott hat gegeben ! » 
Die Schar führt Jesus zum Hannas, 
Dann bringt sie ihn zum Kaiphas, 
Gefangen und gefesselt. 
Petrus im Hof des Priesters stand : 
Von vielen Leut’ dreimal erkannt, 
Verleugnet er den Herren ! 
Kaiphas fragt Jesus : „ Wer bist du ? “ 
Sie riefen Zeugen noch dazu, 
Um ihn hart zu beschweren. 

8. Christus antwortet ihnen nicht. 
Der Hohepriester zu ihm spricht : 
„Was willst du dazu sagen ? 
Ich schwör’ dich bei dem Gotte mein, 
Sag, bist du Christus, der Sohn sein? “ 
Er antwort’t ohne Zagen : 
„Ich bin’s und sag : zu dieser Zeit, 
Werd’t ihr des Menschen Sohn von weit 
Auf Wolken sehen kommen, 
Und an der Rechten Gottes sein ! “ 
Kaiphas zerriss das Kleide sein 
Und sprach : „ Ihr habt’s vernommen !“
 
9. „Er hat gelästert Gott, den Herrn, 
Was solln wir weiter ihn aushörn? “ 
Sie sprachen : „ Er soll sterben ! “ 
Und spuckten ihm ins Angesicht, 
Auf ihn sie schlugen im Gericht 
Mit Schreien und Gelächter. 
Sie deckten ihm das Antlitz zu, 
Schlugen mit Fäusten, und dazu 
Fragten : „Wer hat geschlagen ? “ 
Am Morgen früh all das geschah, 
Der Sonnenaufgang war ganz nah : 
Das musste Christ schon tragen ! 

10. Dann zu Pilatus ging es hin. 
Als Judas sah, was ward aus ihm, 
Kam auf ihn schlimme Reue ! 
Das Geld er bald den Priestern gab : 
„Wie schwer ich doch gesündigt hab, 
Wie gross ist mein’ Untreue ! “ 
Er hing sich auf und brach entzwei. 
Die Priester fragten sich dabei : 
„Was tun mit diesem Gelde ? 
Des Töpfers Acker kaufen wir, 
Zum Friedhof für die Pilger hier. “ 
So hat’s die Schrift gemeldet. 

11. Als Jesus vor Pilatus stand, 
Schrien sie laut, ausser Verstand, 
Mit folgender Anklage : 
„Dem Kaiser will er widerstehn 
Und nennet sich ein Gottes Sohn, 
Verführt das Volk alltage.“ 
Pilatus ihm viel Fragen stellt, 
Aber der Herr kein Antwort meldt ; 
Darüber er sich wundert. 
Dann zu Herodes schickt er ihn. 
Herodes freut sich darauf hin : 
Er wollte sehn ein Wunder ! 

12. Da Jesus auch kein Antwort gab, 
Verachtet ihn Herodes grob, 
Schickt ihn Pilatus wieder. 
Der Römer zu den Priestern sprach : 
„Herodes auch den Menschen sah 
Und blieb doch unentschieden.“ 
Jedes Jahr üblich auf dem Fest, 
Einer das G’fängnis frei verlässt: 
Jesus will ich frei geben. 
Sie schrien all mit lauter Stimm : 
„ Schlag Jesus an des Kreuzes Stamm ! 
Barrabas wolln wir haben ! “ 

13. So wurde Jesus ausgepeitscht 
Von den Soldaten allerseits 
Und mit Purpur gekleidet. 
Aus Dornen flochten sie die Kron, 
Ihm setzten auf mit Hass und Hohn, 
Mit G’walt und ohn’ Mitleiden. 
Sie grüssen ihn : „Dir König, heil !“ 
Und ziehen ihn am Narrenseil, 
Mit Schimpfwort und mit Schanden. 
Pilatus spricht : „Hier ist der Mann ! 
In ihm kein Bös’s ich strafen kann : 
Es ist ja kein’s vorhanden ! “ 

14. Sie schrien auf mit lauter Stimm : 
“Ans Kreuz, ans Kreuz, mach Schluss mit ihm, 
Sonst bist du Caesars Feinde ! “ 
Als nun Pilatus hört’ dies Wort, 
Setzt’t er sich an des Richters Ort, 
Wusch öffentlich die Hände ; 
Erliess den Mörder Barrabas 
Und Jesus an das Kreuze gab, 
Nach ihrem falschen Willen. 
Sein’ Kleider sie auszogen ihm 
Und führten ihn mit grosser Stimm ; 
Das Kreuz trug er in Stille. 

15. Als sie nun gingen mit ihm auf, 
Zwangen sie Simon, dass er lauf’ 
Und ihm das Kreuz nachtrage. 
Viel Volk und Frauen standen da, 
Doch Jesus, der sie weinen sah, 
Wandte sich um und sagte : 
„ Nein, weinet ja nicht über mich, 
Weint, Töchter Zion über euch 
Und über eure Kinder ! 
Ihr werdet sprechen : „ Selig, die 
Unfruchtbar ist und säugte nie, 
Wenn kommt der Tag des Endes.“ 

16. So kamen sie zu Golgatha. 
Zwei Übeltäter waren da, 
Die man auch schlug ans Holze 
Zur linken und zur rechten Hand, 
Wie es die Schrift lägst gab bekannt. 
Dann sprach der Herr am Kreuze: 
„ Vater, verzeih ihn’n diese Tat, 
Sie wissen nicht die Missetat ! “ 
Pilatus liess aufschreiben, 
Hebräisch, griechsich und latein: 
„ Jesus, der Mann aNazareth 
Und der König der Juden. 

17. Als Jesus so am Kreuze hing, 
Nahm man sein Kleider und gig hin, 
Sie durch das Los zu teilen. 
Die Mutter Jesu stand nicht weit, 
Johannes war an ihrer Seit ; 
Jesus sprach zu den beiden : 
„ Dies ist dein Sohn, Weib, nimm ihn an; 
Dies ist dein’ Mutter von nun an ! “ 
Johann sie zu sich nehmet. 
Die Hohen Priester trieben Spott, 
Schrien ihm laut mit schroffen Wort’ : :
„ Bist du’s, der von Gott kommet ? “ 


18. „ Bist du doch Gottes lieber Sohn, 
Dann steig vom Kreuz, hilf dir davon ! “ 
So sprachen auch die Schächer. 
Doch einer von den zweien rief : 
„ Dieser, der ist unschuldig hier ! 
Jesus, erbarm dich meiner, 
Wenn du bist in dem Reiche dein ! “ 
Er sprach: „ Heut wirst du bei mir sein 
Im Paradiese Gottes ! “ 
Finsternis kam zur sechsten Stund. 
Um neun Uhr, aus seins Herzensgrund, 
Schrie Jesus diese Worte :

19. „Mein Gott, mein Gott, wie läss’st du mich !“
Zur Antwort reichet man Essig 
Und gibt es ihm zu trinken. 
Als Jesus den versuchet hatt’, 
Sprach er : „Mein Gott, es ist vollbracht !“ 
Und liess sein Haupte sinken. 
“ O Vater, in den Händen dein 
Befehl ich dir den Geiste mein,“ 
Schrie er mit starker Stimme. 
Die Felsen sprangen ganz furchtbar, 
Im Tempel, der Vorhang sogar 
Entzwei riss bis nach unten ! 

20. Die Erde fing zu beben an, 
Viel Gräber wurden aufgetan. 
Der Hauptmann und sein’ Leute 
Sprachen: „ Fürwahr, ein frommer war’s, 
Ein Gottes Sohn, dies zeiget das“ ! 
Und schlugen sich die Bruste. 
Als man den Schächern brach die Bein, 
War Jesus tot, ihm brach man keins: 
Sie stachen ihm die Seite ; 
Daraus rann Wasser mit dem Blut : 
Der es bezeugt, der sah es gut. 
Die Schrift erzählt es heute.

21. Nach dem, als dann der Abend kam, 
Der fromme Joseph Jesus nahm 
Vom Kreuz, ihn zu begraben. 
Auch Nikodemus dazu kam, 
Viel Aloes und Myrrhe nahm, 
Um Jesus einzusalben. 
Nicht weit von Golgatha entfernt, 
Da war ein Grab, gehau’n im Berg, 
In steiler Felsenmauer. 
Sie legten Jesu leib darein, 
Darüber rollten sie den Stein , 
Und gingen weg mit Trauer. 


22. Am Sanstag ruht er in dem Grab. 
Frühmorgens dann, am dritten Tag, 
Steht Jesus auf gewaltig ! 
Er öffnet uns sein Himmelreich, 
Und spricht uns, treu und gnadenreich, 
Von Sünden frei und ledig. 
Darum wir sollen fröhlich sein, 
Dass unser Retter, er allein, 
Christus, hat überwunden 
Für uns die Sünd und ihre Not, 
Dazu die Hölle und den Tod : 
Der Teufel liegt gebunden ! 

23. Christus für uns litt grosse Pein, 
Drum lasset uns ihm dankbar sein, 
Nach seinem Willen leben. 
Weil uns sein Wort so helle scheint, 
Lasset uns sein der Sünde feind 
Und täglich danach streben ; 
Die Lieb’ erzeigen jedermann; 
Wie Christus an uns hat getan 
Mit seinem Leiden, Sterben. 
O Menschenkind, betracht das recht, 
Wie Gottes Zorn die Sünde schlägt : 
Tu dich davor bewahren !

domenica 12 marzo 2023

Perché cantare ancora oggi il Gregoriano? - di Giacomo Baroffio


Oggi, 12 marzo, cade la festa liturgica di Gregorio Magno papa, santo e Dottore della Chiesa, dal nome del quale, sappiamo, il canto proprio della Chiesa latina è aggettivato "gregoriano".


Vent'anni fa Giacomo BAROFFIO scriveva quanto sotto.

Sta di fatto che alla maggior parte dei sacerdoti del mondo il canto gregoriano non manca affatto!

E questo, mi pare, anche grazie alla famigerata locuzione «ceteris paribus» contenuta in Sacrosanctum Concilium...

Grazie per la cortese attenzione.


Cremona, il 12 marzo 2023

*


Giacomo Baroffio

PERCHÉ CANTARE ANCORA OGGI IL GREGORIANO?

Tre possono essere i motivi per cui all’inizio del terzo millennio ci si può interessare al canto gregoriano.

1) Un motivo spirituale. Chi vive la fede cristiana s’accorge come la Parola di Dio necessiti di una mediazione che vada al di là della spiegazione filologica e dell’applicazione moraleggiante. Percepire la voce di Dio nella sua Parola è un’azione del cuore in ascolto di quanto le parole della Bibbia non riescono a esprimere. La musica è il linguaggio privilegiato del cuore: di Dio e dell’uomo. Il canto gregoriano ha la forza di incantare, distogliere il cuore dalle preoccupazioni perché si dilati e si orienti a Dio nell’adorazione e nel silenzio attonito.

2) Un motivo culturale. Chi è attento alle opere dello spirito umano, avverte la grandezza dell’arte poetica, la capacità di comunicare a livello profondo di emozioni con linguaggi che spesso non sono ordinari. Il canto gregoriano è un itinerario di bellezza e di armonia. Esso riassume l’esperienza poetica di decine di generazioni a partire dall’antico Israel fino alle espressioni mutuate dalle tante e diverse culture dove il cristianesimo ha portato il Vangelo, ricevendo in cambio nuove possibilità di comunicazione musicale.

3) Un motivo antropologico. Molti brani del repertorio gregoriano sono costruiti secondo particolari tecniche musicali sperimentate in ambito semitico (maqam) e indiano (raga). La melodia si muove su particolari circuiti mentali che obbligano a percorrere determinati itinerari legati alla memoria e alle sue variazioni, il tutto segnato da alternanza di conosciuto e di ignoto, di presente e di rimosso. Sotto questo aspetto il cantare e anche il solo ascoltare le melodie gregoriane può costituire un momento forte di terapia che permette alla mente di ricuperare la verità di se stessa.


Oltre all'organo, quali strumenti «legittimamente» permessi nel culto divino ? ...

  

[Melozzo da Forlì, Angelo con liuto, Pinacoteca Vaticana]



Lo scorso 5 marzo cadeva il giorno anniversario della promulgazione della istruzione vaticana "Musicam sacram" del 1967: un documento importante (quanto oggi misconosciuto e comunque non applicato!) che intende precisare le questioni prettamente musicali della riforma liturgica del Concilio Vaticano Secondo (cfr. <http://win.organieorganisti.it/sacrosanctum_concilium.htm>).

- «Frutto di una lunga e "sofferta" elaborazione, di uno studio attento e realistico della situazione pastorale attuale, nonché dell'apporto di molti liturgisti e musicisti, il documento regola, sia sul piano dottrinale che pratico, i rapporti che legano la musica quando entra a prestare il suo nobile e necessario servizio nell'azione liturgica. I compiti della musica e del canto sacro durante le varie celebrazioni della Chiesa, la parte in esse spettante ai vari "attori", la preparazione delle melodie per i testi in lingua nazionale, l'uso dei vari strumenti musicali, infine i compiti e le responsabilità delle Commissioni diocesane e nazionali di musica sacra: sono questi gli argomenti dell'Istruzione presi in esame, con competenza e attenzione, nel volume che raccoglie gli atti del primo convegno nazionale su "La musica e il canto nella Liturgia", organizzato dal Centro di Azione Liturgica (Roma) all'indomani della pubblicazione dell'Istruzione, e svoltosi a Roma nel giugno del 1967». 


Vi comunico che ho a disposizione per voi gli atti di questo convegno, pubblicati nel 1968: ve li posso inviare in formato "PDF" se vorrete gentilmente scrivermi tramite il modulo-contatti del mio sito internet personale <www.paolobottini.it>.

Intanto vogliamo mettere sotto i riflettori l'affermazione di Musicam Sacram 65 «Nelle Messe [...] si può usare l'organo, o altro strumento legittimamente permesso»: questa precisazione che ammette l'uso di altri strumenti musicali, oltre all'organo, a patto che siano "legittimamente" permessi, proviene dal noto passo di Sacrosanctum Concilium 120 («Nella Chiesa latina si abbia in grande onore l'organo a canne, strumento musicale tradizionale, il cui suono è in grado di aggiungere un notevole splendore alle cerimonie della Chiesa, e di elevare potentemente gli animi a Dio e alle cose celesti. Altri strumenti, poi, si possono ammettere nel culto divino, a giudizio e con il consenso della competente autorità ecclesiastica territoriale, a norma degli articoli 22-2, 37 e 40, purché siano adatti all'uso sacro o vi si possano adattare, convengano alla dignità del tempio e favoriscano veramente l'edificazione dei fedeli»).

La domanda che, dunque, potremmo porci è la seguente: quali altri strumenti musicali, oltre all'organo, sono stati - nero su bianco - mai formalmente approvati da qualsiasi vescovo?! L'uso ordinario e pacifico di altri strumenti musicali è sufficiente ad ammetterne l'utilizzo?...

Grazie per la cortese attenzione e cordiali saluti.


Cremona, 8 marzo 2023